Nella stagione sportiva appena conclusa ho lavorato con un gruppo di under 17 eccellenza.
Dalle prime osservazioni della pre-season, e dal confronto con gli allenatori che avevano avuto i gruppi u16 e u15 nella precedente stagione, ci siamo resi conto che la squadra era molto disomogenea, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista tecnico e soprattutto dal punto di vista tattico.
Di seguito vi propongo il sistema offensivo che siamo arrivati progressivamente a giocare alla fine dell’anno, anche se il vero focus sarà il percorso e le tappe intermedie, che ci hanno permesso di giungere al risultato finale.
Io e il mio assistente Andre Ranieri, abbiamo pensato che nei primi mesi della stagione, la reale necessità della squadra fosse quella di fare un passettino indietro e ripartire dalle “basi”. Siamo dunque ripartiti con un gioco libero, fatto di letture dei vantaggi provocati dall’1c1 con e senza palla e tanti, tantissimi fondamentali.
Le nostre regole offensive erano molto semplici:
- Essere sempre pericolosi in ogni momento dell’azione
- Creare un vantaggio dal palleggio o con una iniziaitiva senza la palla
- Mantenere il vantaggio con le collaborazioni (penetra e scarica)
- Scelta del tiro a più alta percentuale possibile
Abbiamo insistito da subito sulla corsa in transizione, inserendo i concetti di occupare le tre corsie e di 1° e 2° rimorchio, in modo da ritrovarci, a difesa pronta, con uno schieramento 4 fuori e 1 dentro. (Diag.1)
Uno dei lavori più importanti, che poi abbiamo portato avanti tutto l’anno è stato quello delle collaborazioni sullo scarico e sul successivo extrapass. Personalmente, trovo che sia molto difficile riuscire, nella pallacanestro moderna, a trovare uno spazio vantaggioso, con una penetrazione subito dopo aver ricevuto uno scarico; per questo motivo abbiamo spinto i ragazzi a focalizzare l’attenzione non solo sul primo close out, ma sul collaborare e prendere iniziativa senza palla con il giocatore più vicino allo scarico.
Inizialmente ci siamo focalizzati sul 1c1 del giocatore che riceveva l’extrapass, poi però abbiamo inserito delle regole di collaborazione in base allo spazio, al tempo e alla posizione della difesa.
Per esempio, una delle regole più importanti è stata “non devo mai ricevere staticamente”, di conseguenza se mi ritrovo a 1 passaggio di distanza dovrò avere una spaziatura maggiore che mi permetta di correre incontro alla palla ed eventualmente giocare un backdoor (diag.2 – 3). Abbiamo poi inserito la collaborazione denominata “Djordjevic” con la risalita in palleggio dell’uomo che riceve lo scarico e il taglio dell’extrapass, questo in base allo spazio lasciato libero dalla difesa (diag 4).
Diag 2 | Diag 3 | Diag 4 |
Siamo dunque partiti a costruire un sistema offensivo con regole semplici. Con la palla in post basso per lasciare il quarto di campo libero e togliere gli aiuti dal lato forte, abbiamo chiesto al giocatore che appoggiava la palla in post di effettuare un taglio (diag 5); contemporaneamente il giocatore più vicino attaccava lo spazio lasciato libero dal compagno sul lato forte e, se il nostro lungo, non aveva trovato vantaggio nell1c1 spalle, poteva giocare un dribble hand off sul fondo con lui che arrivava in corsa dalla punta (diag 6).
Diag 5 | Diag 6 |
Contemporaneamente, con la palla in punta, abbiamo inserito una soluzione più dinamica del classico taglio e rimpiazzo, e soprattutto propedeutica per un futuro inserimento del Pick and roll. Il giocatore in punta, se non aveva vantaggio, poteva spostarsi in palleggio verso l’ala e giocare un hand off dinamico con il compagno in angolo (Diag 7).
Dopo i primi due mesi di queste soluzioni, basate principalmente sulla capacità tecnica individuale, abbiamo inserito i primi blocchi lontani dalla palla.
Il primo movimento inserito è stato un classico movimento di “motion offense”. Sul quarto di campo con il lungo in post, il giocatore senza palla (di sua iniziativa o perché sia post che punta erano anticipate fortemente), poteva spostarsi in palleggio verso l’angolo, creando un spazio al lungo che dal post faceva uno sprint fuori dalla linea dei 3 pt per ricevere e a sua volta ribaltare. Soprattutto nelle prime fasi di insegnamento è stato molto importante insistere sul non perdere quei concetti visti fino a quel momento. Ecco, quindi, che è diventato facile rubare qualche canestro se il 5 veniva anticipato e lui tagliava backdoor verso canestro, così come se la punta era anticipata è stato fondamentale il lavoro di autoblocco e smarcamento su cui avevamo lavorato in precedenza.
Una volta ribaltata la palla in punta ecco che il 5 poteva portare un down screen al suo compagno in angolo (Diag. 8).
Blocco semplice ma su cui abbiamo lavorato parecchio per vedere tutte le possibile scelte difensive e, di conseguenza, tutte le possibili letture. Un aspetto molto trascurato in questa situazione è senza dubbio lo spacing. Per esempio, l’uomo in punta, mentre viene eseguito il blocco a scendere, dovrà necessariamente allargarsi in palleggio, per non togliere spazio all’eventuale curl del compagno. Su questo aspetto, sul tempo del passaggio e sulle letture e come mantenere il vantaggio abbiamo lavorato per un buon mese pieno.
Diag 8 | Diag 9 |
Il secondo blocco lontano dalla palla inserito qualche settimana dopo questo è stato il “chicago action”.
Un movimento di collaborazione molto semplice, ma che prevede il lungo con la palla in mano, il che, in un’ottica di insegnamento fuori da ruoli pre-confezionati è importante per una u17 eccellenza.
Nel nostro sistema arrivavamo a questa soluzione con il ribaltamento della palla dall’ala alla punta e il contemporaneo taglio flash al gomito del 5. Una volta ricevuta la palla dal lungo, l’uomo in punta poteva:
- tagliare dritto al ferro per rubare un canestro (diag 10)
- tagliare dietro al lungo e ricevere sul ricciolo al ferro (diag 11)
- tagliare dietro al lungo e bloccare per il compagno in angolo (abbassatosi dall’ala) (diag 12)
Contemporaneamente la collaborazione poteva svilupparsi in altri modi, il bloccato poteva scegliere di correre sul blocco e andare a giocare un handoff con il lungo, mentre il bloccante si apriva in area, oppure il bloccato sceglieva di ricciolare in area e liberare il bloccante che ritornava a giocare lui l’handoff con il lungo.
In tutti questi casi, chiedievamo sempre un taglio dall’ala lato debole per tenere impegnati gli aiuti, ma anche per rubare un paio di punti a partita.
Diag 10 | Diag 11 | Diag 12 |
Ci sono stati 2 problemi principali da risolvere in questa fase:
- Cosa succede se in transizione il nostro lungo è secondo rimorchio e non primo ?
- Come andare avanti nelle collaborazioni sull’altro lato?
Ad entrambe le domande abbiamo dato delle risposte tecniche. Finché non avessimo inserito delle situazioni offensive con il lungo 2° rimorchio, ci sarebbe stato un “esterno” che correva nella corsia centrale e si posizionava in post basso, a quel giocatore, chiedevamo di effettuare un blocco Ucla per mandare il lungo spalle. Per quanto riguarda invece la continuità sul lato debole, abbiamo tenuto le regole messe fino a quel punto: con la palla in punta se il flash del 5 o la motion non producevano vantaggio ci spostavamo sull’altro lato giocando un dribble hand off (Diag 13). Se la collaborazione nuovamente non avesse prodotto vantaggio, sarebbe stato il nostro lungo a giocare nello spazio vantaggioso, in post basso (e quindi proseguiremo con la collaborazione taglio ed eventuale hand off sul fondo) o sullo spigolo della lunetta (e di conseguenza chi gli ha passato la palla avrà tutte le scelte possibili appena viste poco fa) (Diag 14).
Diag 13 | Diag 14 |
Una volta arrivati ad un uso corretto ed efficace di queste collaborazioni, abbiamo proceduto ad inserire 2 nuove situazioni, questa volta prevedendo il lungo in punta (2° rimorchio).
Diag 15 |
La prima opzione è quella che se il 5 è anticipato in punta, andava immediatamente a bloccare sul lato debole. Per inserire una situazione nuova, diversa dal blocco “motion” abbiamo optato per un finto stagger, non avendo due lunghi e nuovamente per non specializzare troppo i giocatori, abbiamo chiesto al bloccato di non sfruttare entrambi i blocchi, ma di ricciolare in area subito dopo il primo, mentre era il primo bloccante a sfruttare il blocco del 5 in punta. La continuità dell’attacco era data dalla capacità di giocare 1c1 in uscita dal blocco, dalle letture possibili all’interno delle collaborazioni, o , se non c’era alcun vantaggio, dall’essere in grado di ritrovare le posizioni corrette con il 5 in post basso e la continuità con le regole viste in precedenza con la palla in punta (flash post alto / hand off lato debole) (Diag 15).
Se invece la palla veniva ricevuta in punta dal lungo, la prima cosa da dire è che per motivi didattici abbiamo insistito molto sul fatto che i nostri lunghi attaccassero dinamicamente gli avversari, soprattutto se erano marcati da giocatori alti e lenti. Detto ciò abbiamo previsto 2 possibili continuità:
- Se il lungo ribaltava la palla in ala (sempre con il 1° giocatore che taglia e il rimpiazzo dall’angolo)
- Se il lungo si spostava in palleggio verso l’ala e giocava un handoff con l’uomo in angolo (Diag 16)
Nel primo caso andavamo a giocare la medesima soluzione vista in precedenza del finto stagger, solo sul lato opposto.
Diverso invece il discorso dopo l’handoff. Con questa soluzione volevamo inserire una situazione offensiva completamente nuova: la doppia uscita. È evidente che in un’ottica di progressione didattica, sto inserendo questa novità nel raccontarvi tale programmazione quasi contemporaneamente; tuttavia, è da notare che fra una e l’altra dovrebbero passare almeno ½ mesi di lavoro focalizzato sul primo e poi sul secondo caso.
Nella nostra esperienza di quest’anno, ad esempio, la doppia uscita l’abbiamo inserire a cavallo fra Novembre e Dicembre.
Entriamo però nello specifico della collaborazione. Il giocatore in ala che tagliava sarebbe stato il giocatore che avrebbe giocato la doppia uscita. Quello in angolo dopo l’handoff si muoveva in palleggio verso la punta, mentre il giocatore in ala sul lato debole correva sulla lunetta. (Diag 17)
In una prima fase di insegnamento di questa situazione offensiva, ci siamo concentrati sulle letture e su una continuità, post uscita, fatta di 1c1 o di collaborazioni con il post basso.
Come avrete notato la bellezza di questo impianto di gioco è che ovunque si trovi la palla, si ha sempre, in base alla posizione dei giocatori, una o più soluzioni di continuità.
Usciti dal blocco dal lato del lungo una possibile continuità poteva essere il movimento visto in precedenza denominato “motion”. Oppure, in caso di cambio aggressivo e anticipo forte sull’uscita, potevamo chiedere al lungo di effettuare un flash al gomito e procedere con la continuità vista in precedenza.
Noi dopo più di un mese di utilizzo abbiamo previsto una terza possibilità, cioè in caso di uscita sul lato dell’altro esterno, con la palla in ala, procedevamo con un blocco cross screen per far giocare 1c1 spalle il nostro lungo (Diag 18). È l’opzione cha abbiamo scelto noi, ma ognuno può implementare il sistema come meglio crede.
Diag 16 | Diag 17 | Diag 18 |
Per poter assimilare ed arrivare a giocare con continuità ed efficacia tutte queste situazioni ci sono voluti altri 2 mesi. Ma una volta raggiunta una buona capacità di lettura e di prendere (nel sistema) e mantenere (con le collaborazioni viste a inizio anno) il vantaggio abbiamo potuto concludere il percorso formativo dei nostri giocatori con l’inserimento dei blocchi sulla palla. Ora vi racconterò di come li abbiamo inseriti nel giocato, ma ovviamente una abbondante porzione del lavoro fatto in allenamento è stata sui fondamentali da utilizzare e sulle letture della difesa, solo dopo abbiamo potuto pensare di inserire una o più situazioni di PnR nel nostro sistema di gioco.
Il primo e più rapido modo per inserire il PnR nel sistema offensivo presentato finora è dopo l’handoff.
Abbiamo continuato ad usare le collaborazioni viste fino a quel punto, ma con la palla in punta all’esterno, questi effettuava il dribble handoff in ala e il 5 (Diag 19), non si muoveva più negli spazi come fatto in precedenza ma sprintava per effettuare un blocco sulla palla in guardia, creando una spaziatura di PnR 4 angoli (Shake Pnr) (Diag 20).
Diag 19 | Diag 20 |
Il secondo momento del gioco in cui abbiamo inserito il PnR è stato la chiusura post uscita dal finto stagger (Diag 20). Con la ricezione della palla in punta, fino a quel momento, lasciavamo i nostri giocatori liberi di inventare e di giocare 1c1, libertà che NON abbiamo voluto togliere, ma alla quale abbiamo aggiunto una possibilità: ricevere un blocco e giocare un PnR centrale a fine azione (Diag 21).
Diag 20 | Diag 21 |
Una terza situazione che abbiamo inserito per giocare il PnR, senza rielaborare troppo il nostro sistema offensivo è stata sul cross screen dopo la doppia uscita. Avevamo detto infatti che se l’esterno non usciva dal lato del lungo la continuità prevista era un blocco orizzontale per far giocare il lungo in post basso, se però la difesa ci forzava a prendere il blocco verso l’alto, una lettura aggiuntiva era quella del 5 che correva a portare un blocco sulla palla. (Diag 22)
Diag 22 |
Rimanendo in tema di PnR, dopo aver applicato ed elaborato efficacemente tutte le opzioni viste in precedenza, abbiamo infine inserito una variante. Finora un esterno con la palla in punta poteva ribaltare il lato solo in palleggio. Abbiamo dunque previsto una ipotesi alternativa, cioè se questo passa la palla in ala e taglia (Diag 23). La continuità prevede un ritorno della palla sull’altro lato, con una spaziatura che ci permetta di giocare un blocco cieco sulla punta e un seguente PnR sulla palla (Diag 24 e 25). È una opzione finale, complessa e che va introdotta mantenendo un’ottica di lettura, perché per arrivare al PnR servirebbero 3 passaggi e 3 movimenti che se non vengono “attaccati” porteranno a una palla persa.
Diag 23 | Diag 24 | Diag 25 |
CONCLUSIONI
Questo sistema offensivo è un esempio di progressione didattica che riteniamo adeguata ad una u17 eccellenza di buon livello, ma che va implementato per step scanditi dal graduale processo di miglioramento dei giocatori. È evidente che per ogni squadra va fatta una valutazione approfondita e specifica della situazione iniziale e ogni nuovo step va affrontato senza fretta e solo dopo che quello precedente non sia stato perfettamente assorbito dai ragazzi, così come risulta probante l’omogeneità del gruppo, poiché non per tutti e magari solo per pochi potrebbe risultare appreso una determinata cosa rispetto ad altri.
Questo impianto di gioco ha tanti punti di forza:
- Costringe i giocatori a pensare e non agire
- Non lascia punti di riferimento agli avversari
- Non è scoutizzabile
- Incrementa esponenzialmente l’autonomia del giocatore
- Prevede quasi tutte le collaborazioni offensive semplici e complesse
- Non specializza i giocatori (ad esclusione dei lunghi)
Ha tuttavia delle criticità che mi sembra giusto sottolineare:
- Ha una implementazione lenta e non sempre di facile e rapido assorbimento
- Non permette di prevedere chi sarà il protagonista dell’azione
- Non valorizza il “miglior giocatore della squadra” perché chiunque può essere quello che esce dal blocco o che gioca il PnR
- Non permette di essere “vincente” nei primi mesi della stagione
Questo ultimo aspetto è forse la nota più dolente, perché troppe volte ci troviamo ad affrontare il difficile dilemma del vincere vs formare, e non ci sono risposte giuste e sbagliate. Personalmente ritengo che il giusto compromesso sia, offrire ai giovani giocatori strumenti sempre più complessi, in ottica di progressione dal facile al difficile didatticamente coerente, ma allo stesso tempo non sacrificare l’emotività, il morale e le motivazioni che potrebbero scaturire da una vittoria in nome dell’insegnamento puro; il giusto bilanciamento dunque fra formazione e competizione, perché per me rimane vero che non dobbiamo mai ricadere nell’errore estremo, quello cioè del voler percorrere una strada più rapida, lasciando indietro l’insegnamento e la crescita dei giocatori, in nome dell’obiettivo unico e finale: la vittoria ad ogni costo; Le vittorie restano, è vero, magari ci permettono di fare carriera, ma quello che conta sono sempre e solo i giocatori e, io, preferirò sempre un giocatore formato da me che va a giocare in Serie A a un campionato vinto.